Innovazione e futuro. L'eredità creativa di Joe Colombo

Joe Colombo. Fonte immagine olivari.it

Il 30 luglio del 1971, Joe Colombo scompariva prematuramente, il giorno del suo 41esimo compleanno, colpito da un infarto su un aereo. Forse anche a causa di questo triste destino, da allora, questo designer visionario e precursore dei tempi, è rimasto per sempre nell’immaginario collettivo.

La sua carriera di designer durò appena 10 anni, un periodo brevissimo se rapportato alla quantità di progetti realizzati tra interior design, allestimenti, progetti di architettura e disegno industriale. In questo ambito in particolare, Colombo ci ha lasciato alcuni degli oggetti più iconici della storia del design, che gli sono valsi numerosi premi e riconoscimenti.

Un designer incredibilmente prolifico, un uomo che guardava al futuro con ottimismo e positività. 

Gli anni formativi: tra Arte e Design

Nato a Milano il 30 luglio 1930, Cesare, detto Joe, Colombo si inserisce in un contesto post-bellico in cui l'Italia, e Milano in particolare, sono laboratori fervidi di idee, di speranze e di ricostruzione.

Figlio di un produttore di elettronica e di una musicista, Colombo inizia la sua carriera come pittore e scultore, studiando all'Accademia di Brera a Milano, e si immerge in pieno nel fervore artistico del dopoguerra. Partecipa attivamente al Movimento Nucleare, che fonda insieme a Enrico Baj e Sergio D'Angelo; aderisce al Movimento Internazionale per un Bauhaus Immaginista e al Movimento per l’Arte Concreta. Queste esperienze iniziali nel mondo dell'arte sono fondamentali per lo sviluppo del suo approccio al design, in cui l'estetica e la funzionalità si fondono in un tutt'uno inseparabile. 

Studia Architettura al Politecnico di Milano ma, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare da una figura così centrale nel mondo del design, Colombo non completò mai i suoi studi. Forse anche per questo non era ben visto da molti suoi colleghi dell’epoca, che lo consideravano un intruso. Insomma Colombo era un outsider del mondo del design e dell’architettura, soprattutto se si considera la sua giovane età rispetto ai grandi maestri.

L’ho definito un visionario per un motivo ben preciso. Non era interessato al passato, nel suo lavoro di progettista non si confrontò mai con temi e forme già affrontati dai suoi predecessori. Ma non era neanche interessato al presente, almeno non come progettista. Amava la vita, era un ottimo sciatore, fumava la pipa, era un musicista jazz ed era appassionato di automobili

Come designer amava definirsi un “creatore dell’ambiente futuro”. Era molto interessato al futuro al quale guardava con spirito positivo e con molta fiducia. Credeva fortemente che la tecnologia in futuro avrebbe aiutato l’uomo in tutte le attività della vita. Una volta a Gae Aulenti disse “presto vivremo tutti portando con noi il telefono in tasca”. Profetico!

Il Passaggio al Design

La svolta verso il design avviene negli anni '50, sotto l'influenza di Bruno Munari, figura chiave, che lo coinvolge nel Mac Espace, un comitato dedicato all'indagine del ruolo dell'arte nell'industrial design. È in questo contesto che Colombo inizia a comprendere la potenziale simbiosi tra arte e funzionalità, una prospettiva che avrebbe definito tutto il suo lavoro futuro.

Nel 1958, Joe e suo fratello Gianni, anch'egli artista, trasformano la fabbrica di famiglia in un laboratorio dove sperimentano con nuovi materiali e tecnologie produttive. Pochi anni dopo, Joe decide di dedicarsi completamente al design, aprendo il suo studio e diventando presto una figura carismatica nell'ambiente del design italiano. 

Nel decennio successivo, Joe Colombo progetta centinaia di prodotti e spazi, dalle sedie in plastica, alle posate ad ambienti abitativi futuristici, tutti definiti dalla sua estetica pop giocosa e tecnocratica.

Nel 1959, sempre insieme al fratello Gianni, Colombo apre una galleria che diventa un punto di incontro per figure di spicco come Piero Manzoni ed Enrico Castellani, consolidando la sua posizione all'interno della comunità artistica.

Un Design Visionario

Colombo riuscì in modo unico a fondere la sua visione artistica con la praticità del design industriale. Ideò degli oggetti che, pur sembrando appartenere a scenari fantascientifici, erano profondamente radicati nella realtà, funzionali e perfettamente adattabili alla vita quotidiana. 

La poltrona Elda, progettata da Joe Colombo nel 1963, oggi prodotta da Fratelli Longhi è stata una delle prime poltrone con scocca in fibra di vetro. È stata esposta al MoMA di New York e appare in film futuristici tra cui la serie Spazio:1999 (1975) e The Hunger Games (2012).

Non sorprende, dunque, che molti dei suoi lavori siano diventati icone del cinema di fantascienza, apparendo in serie cult come Star Trek o Spazio 1999 e film come The Hunger Games e Men in Black, oltre a essere citati in film di animazione come Gli Incredibili (film che, tra l’altro, contiene molti omaggi espliciti al design italiano).

Lampada Spider progettata da Joe Colombo nel 1965, ha ottenuto il Compasso d’Oro nel 1967. Fonte Oluce

Joe Colombo amava misurarsi con le innovazioni tecnologiche e con i nuovi materiali. Ne è un esempio la lampada Spider disegnata nel 1965 per Oluce e vincitrice del Compasso d’oro nel 1967. Formata da un’asta in acciaio cromato, nella quale è alloggiato il cavo di alimentazione che sorregge il riflettore in acciaio smaltato, l’idea di partenza fu suggerita da un nuovo tipo di lampada prodotta in quegli anni da Philips, Cornalux, la lampadina a testa di martello. 

Colombo 281 (1962) è il primo progetto di Joe Colombo per Oluce, l’unico condotto a quattro mani con il fratello Gianni. La lampada verrà in seguito soprannominata ”Acrilica”, richiamando il materiale principe di questo oggetto. ”Acrilica” vince, nel 1964, la medaglia d’oro alla XIII Triennale di Milano. Fonte immagine

O ancora, la lampada Acrilica, progettata nel 1962 insieme al fratello Gianni, sempre per Oluce, e vincitrice della medaglia d’oro alla Triennale del 1964: un nastro di metacrilato che viene percorso magicamente dalla luce che parte dalla base in acciaio.

Campagna pubblicitaria del 1973 per la sedia “Universale”. Fonte immagine elledecor.com

Un altro progetto innovativo per l’epoca, diventato poi un’icona, è la sedia Universale, progettata per Kartell nel 1967. Realizzata in polipropilene, è la prima sedia stampata a iniezione con un unico stampo.

Osservatore dei Gesti

Joe Colombo amava progettare cose che lui stesso avrebbe goduto nell'usare. Una delle caratteristiche distintive del suo lavoro era l’attenzione alla gestualità umana, era uno scrupoloso osservatore dei comportamenti ed era in grado di anticipare bisogni e desideri dell’uomo.

Bicchieri Smoke disegnati da Joe Colombo nel 1964 per ARNOLFO DI CAMBIO. Ideati per cene in piedi e per chi fuma, sono stati poi anche utilizzati da persone con difficoltà ad articolare le dita. Fonte immagine Artemest

Un esempio emblematico è il bicchiere Smoke, disegnato nel 1964, per Arnolfo Di Cambio. 

Colombo amava bere e fumare, specialmente alle feste, ma non gli piaceva doversi destreggiare con un bicchiere in una mano e una sigaretta nell'altra mentre conversava. La sua soluzione fu ideare un bicchiere asimmetrico, con l'impugnatura pensata per poter tenere il bicchiere nell'incavo tra il pollice e l'indice e la sigaretta in punta tra l'indice e il medio. Colombo sosteneva che un altro vantaggio di Smoke fosse evitare il problema di dover cercare un posto dove appoggiare il bicchiere durante una festa e correre il rischio di perderlo.

Servizio di bordo Alitalia "Linea '72" progettato da Joe Colombo nel 1970. Fonte immagine

Un altro progetto in cui la sua visione si applica perfettamente all'uso e ai limiti dati dallo spazio è quello dei servizi da tavola che disegnò per Alitalia, in cui ogni elemento era pensato per ottimizzare lo spazio e migliorare l'ergonomia d'uso. La sfida data dalla necessità di modularità e dallo spazio limitato è risolta sapientemente da Colombo tagliando i segmenti circolari dei bordi dei piatti e prevedendo diverse altezze così da riuscire ad alloggiare tutto nel vassoio rettangolare.

Creatore dell’ambiente futuro

Per Colombo, il design era uno strumento per interpretare le nuove tecnologie e migliorare la vita quotidiana. La sua visione ottimistica del futuro si rifletteva nella sua filosofia progettuale. Con i suoi progetti Colombo mirava a integrare gli oggetti negli spazi vivibili, superando la tradizionale concezione di arredo.

Minikitchen, progettata nel 1963 per Boffi. Fonte immagine salonemilano.it

Un altro dei temi ricorrenti nella poetica di Colombo è quello dei mobili multifunzione, oggetti compatti che racchiudevano funzioni diverse. Come ad esempio la Minikitchen, progettata nel 1963 per Boffi, un blocco cucina montato su ruote contenente fornello, frigorifero, piatti, bicchieri e stoviglie per sei persone. Questi mobili anticipavano i mutamenti che di lì a qualche decennio avrebbero caratterizzato il nostro modo di vivere gli spazi. 

Colombo aveva una visione molto chiara del futuro. In un’intervista del 1971 diceva: «Le possibilità offerte dallo sviluppo straordinario dei processi audiovisivi sono enormi […]. Le ripercussioni potrebbero essere considerevoli per il modo di vivere dell'umanità. Le persone potranno studiare a domicilio e lì svolgeranno anche la propria attività. Le distanze non avranno più grande importanza, non sarà più giustificata la necessità di megalopoli. L'arredamento sparirà [...] l'habitat sarà  dappertutto. […] invece di disporre di uno spazio suddiviso in sottospazi con funzioni ben determinate (soggiorno, cucina, ecc.), lo si può immaginare trasformabile secondo i bisogni del momento […] Ed è così che mi è parso indispensabile inventare degli elementi pratici e utili, dei mobili dinamici, dovendo abbandonare il simbolismo del mobile. Le caratteristiche di questi elementi devono corrispondere ai criteri di funzionalità, di dinamicità, di trasformazione, di mobilità.»

Cabriolet bed (1969). Fonte immagine salonemilano.it

Joe Colombo mette in pratica questi concetti nella sua quarta casa, quella di via Argelati a Milano (alla quale ho dedicato un video che trovi qui). Una casa-manifesto, un unico ambiente di 90 mq con le due grandi macchine che racchiudono tutte le funzioni. Il Cabriolet bed, la macchina per dormire, con capote che si alza e si abbassa con comando elettrico, ha una testiera-cruscotto con luci programmabili (rosse, gialle, verdi), dotato di accendisigari, telefono, ventilatore, altoparlanti. Il tutto alimentato da cavi elettrici che scendono dal soffitto, raccolti in un grosso tubo. Sul lato opposto della testiera vi è l’attrezzatura completa per vestirsi (appendiabiti, specchio, ripiani). E poi Rotoliving, la macchina per mangiare, che contiene il tavolo da pranzo con piano girevole, il bar, inserito in una base cilindrica girevole, e poi radio e televisore.

Total Furnishing Unit (1971). Fonte immagine salonemilano.it

Ma l’apice della sua visione dello spazio abitativo del futuro Colombo lo raggiunge con il progetto di una capsula abitativa in plastica presentata poi alla mostra "Italy: The New Domestic Landscape" al MoMA di New York nel 1972. Il Total Furnishing Unit conteneva tutte le funzioni necessarie alla vita ed era in realtà composto da quattro blocchi autonomi ciascuno con funzioni diverse in modo da potersi adattare a spazi ed esigenze diverse. Alla mostra i quattro blocchi, Cupboard, Kitchen, Bed and Privacy e Bathroom, furono presentati accostati occupando una superficie di soli ventotto metri quadrati.

Joe Colombo non si limitava a immaginare scenari avveniristici; attraverso il design, cercava di plasmarli, rendendo tangibili e funzionali visioni che, altrimenti, sarebbero rimaste confinate alla fantasia. La sua opera, permeata da un inconfondibile spirito di innovazione e da una profonda umanità, continua a essere una fonte di ispirazione, un modello di come il design possa migliorare la vita, anticipando e plasmando il futuro.

Studio per la "Città nucleare" (1952), disegno a china di Joe Colombo. ©Ignazia Favata-Studio Joe Colombo

Voglio chiudere con un’opera di un giovane Joe Colombo. A soli 22 anni, in un contesto milanese ancora segnato dagli echi della guerra, Colombo immaginò la Città nucleare, un progetto utopico che prefigurava una nuova concezione di spazio urbano, organizzato a strati e dotato di infrastrutture futuribili. Questa visione anticipava di decenni le discussioni su mobilità, spazio e sostenibilità che avrebbero caratterizzato (e continuano a farlo) il dibattito architettonico e urbanistico.

Giada Daniele

Giada Daniele