Il rifugio accogliente di un collezionista d'arte

Questo articolo non è semplicemente un home tour. È il racconto di un progetto, di com’è nato, si è evoluto e meravigliosamente concluso grazie alla perfetta sintonia tra committente e progettista.

Sandra Weingort è un interior designer che vive e lavora tra Miami e New York. Ha una passione smodata per il design midcentury e quando le ho chiesto chi sono i suoi riferimenti per l’interior design mi ha detto: «Axel Vervoordt ma con la misura e la modernità di John Pawson».

Ho conosciuto Sandra e il suo lavoro, come spesso mi accade da qualche anno a questa parte, grazie a Instagram.

Ne è nato un rapporto di stima reciproca. Così ho pensato di dedicare un post al lavoro di Sandra, in particolare, al suo ultimo progetto, già pubblicato su AD, l’appartamento di Joaquín Mollá, un dirigente pubblicitario argentino, a New York.

La storia di questo progetto è un po’ il sogno di ogni giovane architetto.

Il committente è un facoltoso uomo di mezza età, buddista, amante del design e, in generale, del bello, collezionista d’arte contemporanea.

Joaquín conosce Sandra a casa del fratello. I due entrano subito in sintonia e scoprono di avere gli stessi interessi in tema di design. Joaquín, entusiasta, decide di affidare a Sandra il progetto del suo nuovo appartamento a New York.

Le richieste erano sostanzialmente due. Un ambiente che esprimesse serenità e «che facesse pensare alla casa di un moderno settantenne giapponese», sebbene Joaquín sia molto più giovane.

Per il resto Sandra ha carta bianca su tutto, addirittura sulla scelta dell’appartamento da acquistare. Joaquín infatti, indeciso tra due appartamenti, chiede a Sandra che sia lei a prendere questa decisione.

L’appartamento scelto da Sandra ha una luce straordinaria e soffitti molto alti.

Era poco più che una scatola bianca. Volevo aggiungere anima, calore, matericità ed enfatizzare l’incredibile altezza del soffitto. Così ho deciso di lasciare esposto il soffitto in cemento. È stato un lavoro lungo e meticoloso, interamente fatto a mano. Volevo che il risultato fosse una superficie autentica e grezza.
I mobili del soggiorno sono stati scelti per enfatizzare il soffitto alto e le grandi finestre. Il divano ribassato è vintage anni ’60 del designer Adrian Pearsall. La grande opera d’arte è di Federico Coletta. La lampada da lettura vintage in ottone è di Jo Hammerborg. Le poltrone sono le Kangaroo di Pierre Jeanneret. Il coffee table è stato progettato da Sandra Weingort. Il tavolino basso è un antico poggiatesta africano. La lunga panca in teak, sulla destra, è di Andrianna Shamaris. Lampadario di Serge Mouille.

Per accentuare la percezione dello spazio e della luce, poi, la progettista decide di accostare in modo drammatico dei mobili bassi a quel soffitto così alto.

Joaquín era d’accordo con me che con così tanta luce, avevamo l’opportunità di usare colori scuri, profondi e ricchi e materiali autentici e grezzi (come l’acciaio del coffee table e quel mix di legni scuri) senza che l’ambiente sembrasse deprimente o sciatto, ma, al contrario, molto intimo e accogliente.

La stima reciproca tra committente e progettista ha svolto un ruolo importante nella riuscita del progetto.

Avevo solo 4 mesi per completare il progetto, ma la sua fiducia e l’amore che condividiamo per gli arredi giapponesi e midcentury, così come la sua straordinaria collezione di arte contemporanea (con molti artisti emergenti che non conoscevo) hanno reso il processo più divertente e rapido.

Il risultato di questo processo è un ambiente elegante e confortevole, un rifugio dove arte e bellezza riescono a infondere serenità in chi lo abita.

Per il suo futuro Sandra si augura di poter lavorare con clienti che, come Joaquín, nutrano una vera passione per il design, per il bello e abbiano voglia di trasferire questa passione all’interno della propria casa. E noi glielo auguriamo!

Foto di Don Freeman.

Giada Daniele

Giada Daniele