Milano Design Week 2019. La mia top five del Fuorisalone.

Six Gallery. Foto © Giada Daniele

La settimana più stimolante ed estenuante dell’anno si è conclusa domenica scorsa. Ho avuto bisogno di qualche giorno per metabolizzare (oltre che per riprendere le forze).

In questo articolo ho raccolto le installazioni per me più suggestive della Milano Design Week 2019, quelle che ho apprezzato di più per il concept e le idee che intendevano comunicare.

Land. Masquespacio per Poggi Ugo Terrecotte

In occasione del compimento dei suoi 100 anni di attività, Poggi Ugo, una delle più importanti aziende italiane di terracotta d’Impruneta, ha commissionato allo studio spagnolo di design Masquespacio la realizzazione di una collezione di diciannove pezzi d’arredo per interni realizzati con questo tradizionale materiale.

L’installazione Land, curata da Valentina Guidi Ottobri e realizzata nell’attico di Strategicfootprints, agenzia fondata da Martina Gamboni, è stata di sicuro una delle più apprezzate e instagrammate di questo fuorisalone.

Con Land, la terracotta, materiale tradizionalmente da esterni, entra a far parte della dimensione domestica con forme e colori inediti ma senza perdere la sua artigianalità.

Land vuole essere metafora delle trasformazioni fisiche e culturali del nostro paesaggio, del territorio, di un rapporto di continuo interscambio tra passato e presente.

Les Arcanistes: the Future is Un/Written. Studiopepe


Studiopepe non delude mai! Dopo Club Unseen, uno dei progetti più apprezzati e premiati del Fuorisalone 2018, quello di quest’anno stupisce ancora per la scelta della location, un'ex officina di oreficeria dei primi del Novecento, e per i riferimenti simbolici e mistici.

Il progetto manifesto di Arianna Lelli Mami e Chiara di Pinto per l’ultimo Fuorisalone è «un’investigazione sulla forte interconnessione tra la materia e il potere archetipico dei simboli».

Lo spazio si compone di sette stanze, ognuna delle quali è la rappresentazione allegorica di una pratica alchimista.

C’è la Fonte dell’Acqua Vibrazionale con al centro una fonte d’acqua realizzata in silipol; il Laboratorio Alchemico, dov’è installato un distillatore, simbolo di trasformazione; la Materioteca, che raccoglie una collezione di materiali diversi a simboleggiare la materia, elemento base dell’atto creativo.

Tutto quindi ruota attorno ai concetti di trasformazione e di creazione.

Il passaggio tra i diversi ambienti è fluido. Dall’ingresso si accede alla lounge attraverso una tenda in seta gialla di Dedar. Le diverse stanze sono separate da pareti in vetro colorato di Vetreria Bazzanese.

Negli allestimenti pezzi disegnati da Studiopepe, tra cui alcuni realizzati appositamente per Les Arcanistes, icone del design, come le sedute scultura di Sebastian Matta, e opere d’arte.

Living Objects. Artemest in collaborazione con Ted Interior.

Quello che amo di più del Fuorisalone è la possibilità di visitare luoghi di Milano solitamente non aperti al pubblico, come ville e palazzi storici.

È il caso di Living Objects, frutto della collaborazione tra Artemest, primo marketplace per l’artigianato di lusso made in Italy, e TED Interior, studio milanese di progettazione d’interni e design di prodotto.

L’allestimento è stato realizzato all’interno di una villa progettata da Giò Ponti nel 1936, oggi sede di TED Milano, showroom di carte da parati e tappeti fondato da TED Interior, e situata in una delle zone residenziali più eleganti della città.

La villa in sé è già un capolavoro di architettura moderna. A colpirmi in particolar modo sono stati l’ingresso rivestito con marmi e preziose carte da parati, intervento di Ted interior, lo straordinario camino/console in marmo del soggiorno e il patio esterno con una fontana disegnata dallo stesso Giò Ponti.

In questa cornice, Living Objects ha radunato il meglio dell’artigianato di lusso e del design made in Italy. In ogni stanza i meravigliosi allestimenti prendevano vita grazie alla presenza di attori e ballerini che interagivano con quegli spazi e arredi mettendo in scena momenti di vita quotidiana.

La stanza più apprezzata è stata sicuramente la camera da letto, interamente ideata da Ilaria Ferraro Toueg, co-founder di TED Milano, che si è ispirata alla celebre scena del film Ieri, Oggi, Domani di Vittorio de Sica, in cui Sofia Loren si esibisce in uno spogliarello per Marcello Mastroianni.

Un tripudio di stampe floreali, piume e arredi dalla forme sinuose, tutto nei toni del rosa e corallo. Il percorso continuava al piano -1, al quale si accede attraversando un vialetto caratterizzato da una lussureggiante vegetazione, dove era allestita una piccola sala cinema e una sala giochi.

A due anni dall’apertura, Six Gallery, il concept store nato da un’idea dell’imprenditore Mauro Orlandelli, affiancato dall’art director Samuele Savio, quest’anno ha presentato Six Project II, una nuova collezione di tredici pezzi d’arredo progettati dal duo David Lopez Quincoces e Fanny Bauer Grung, a capo dello studio di architettura Quincoces-Dragò & Partners.

La collezione di design è stata presentata attraverso un percorso dall’atmosfera orientale. All’ingresso alcuni dei pezzi della collezione accostati ad altri classici della storia del design, come il tavolino in marmo della serie Eros di Angelo Mangiarotti per Agape.

Oltre uno scenografico separé curvo si disvelava il resto della collezione inserita in ambienti dalle pareti blu scuro e illuminata dalle soffuse luci di lanterne in stile orientale e ombrelli cinesi rovesciati.

L’installazione è stata anche l’occasione per presentare il nuovo progetto di hôtellerie, The Sister Hotel, di cui Quincoces-Dragò hanno curato l’interior design.

Nilufar Depot

Negli spazi di un ex deposito industriale ristrutturato da CLS Architetti, la nota gallerista Nina Yashar ha ospitato due mostre: FAR, curata da Studio Vedèt e allestita da Space Caviar, e New Sculptural Presence curata da Libby Sellers e allestita da Patricia Urquiola.

FAR, allestita nell’area centrale dell’edificio, era dedicata a un gruppo di designer emergenti. Le opere erano collocate, in parte, all’interno di sfere trasparenti gonfiabili sospese che si rifanno alle abitazioni utopiche dei movimenti radicali degli anni ’70.

Le opere esposte erano scultoree, accomunate soprattutto dall’interesse per la materia di partenza, per il processo creativo e dal rifiuto di canoni estetici prestabiliti.

New Sculptural Presence metteva a confronto le sculture in ceramica di Nao Matsunaga, Irina Razumovskaya e Jonathan Trayte, tre artisti appartenenti alla scena londinese.

L’allestimento della Urquiola era molto semplice e neutrale, il che, a mio parere, dava il giusto risalto alle opere esposte.

E a te cos’ha colpito di più di questa Design Week 2109? Fammelo sapere nei commenti!

Giada Daniele

Giada Daniele